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Questo blog e' stato pensato per tutti gli amici giapponesi che amano la cultura e costumi della sicilia************ シチリアの文化と風習を愛してくれている日本人の友達の為にこのブログをつくりました。


by salvopiaz2002

Storia della Citta' di Comiso

Il nome deriva dall'arabo Khums (la quinta parte), che indicava la parte dei territori conquistati, che veniva acquisita direttamente dallo Stato (infatti Comiso fu una porzione delle terre conquistate dai Saraceni e attribuite allo stato musulmano); nella lingua spagnola Comiso significa "confisca".

Nel dicembre 1944, durante il movimento antimilitarista siciliano del "Non sa Parte", a Comiso venne proclamata la repubblica (in Italia c'era ancora il regno!).

Dal 1981 al 1988 a Comiso ha funzionato una base missilistica usa, per i missili Cruise, suscitando le proteste dei pacifisti.

Una nota agitatrice politica italiana, che aveva perduto la memoria in seguito ad una manganellata sulla testa, dovette ritornare a Comiso per farsi rimanganellare, e riacquistare la memoria perduta...

"Un guscio vuoto di cicala". Così ha descritto Comiso lo scrittore contemporaneo Vincenzo Consolo, che è un siciliano convinto che in Sicilia "tutto gli sembra finito e senza speranza". Del resto anche lo scrittore comisano Gesualdo Bufalino (1920-96), si è reso tristemente famoso nel 1992, quando, dopo gli eccidi famosi dei noti magistrati Falcone e Borsellino, dichiarò alla stampa che "a tutti i siciliani bisognava cambiare il dna".

Tra i comisani illustri ricordiamo Biagio Pace (1889-1955), che fu archeologo e storico insigne e l'estroso pittore Salvatore Fiume (1915-97).

Comiso dista 17 km da Ragusa ed è ubicata alle falde SO dei monti Iblèi, a m 209.

Lo scrittore G. Bufalino, che qui nacque, scrive della sua Comiso: "Probabilmente è vero per mille altre città, ma a me piace credere che solo a Comiso (e non parlo solo della Comiso di ieri) ogni cosa si componga e respiri, per naturale destino, in un'aria di perpetua e volubile e lieta invenzione e improvvisazione scenica. Già la stessa planimetria urbana, così mossa e pittoresca, nel suo intreccio di saliscendi e gradoni disposti fra monti e piano, appare come uno scenario già pronto, offerto alle sorprese e alle peripezie dello spettacolo: strade come quella di San Leonardo, affondata e prigioniera fra due siepi di ballatoi giganteschi; viuzze come le tante che riversano i loro ruscelli di scale fin sul Corso della Grazia; piazze dal profilo avventuroso e vivace come quelle del Municipio e delle Erbe; vie e piazze tutte sembrano proporsi come fondali e quinte ideali per i quotidiani mimiambi della vita cittadina..."

E così descrive la sua terra il celebre pittore comisano Salvatore Fiume: "La terra, la luce, il colore delle case e del cielo erano uguali a quelli della Giordania e della Palestina. C'erano la sabbia, i carrubi, gli ulivi millenari, le viti basse, le zone desertiche, i terreni riarsi, il caldo di giorno e il freddo di notte, proprio come laggiù. I nostri carrettieri col fazzolettone sotto il berretto, nelle giornate di sole somigliavano ai beduini e, la sera, coperti fino al capo erano ombre nere che correvano sotto la luna come la gente di laggiù...".

Al centro della città si trova la piazza Diana con al centro l'omonima fontana.

Vicino è un edificio termale sotterraneo, di età romana, dove sono stati rinvenuti resti di un pavimento mosaicato del II sec. d. C.

Sulla piazza delle Erbe sorge la quattrocentesca Chiesa Madre, Santa Maria delle Stelle, rimaneggiata soprattutto dopo il terremoto del 1693, il cui soffitto ligneo è dipinto con scene dell'Antico Testamento. All'interno è il settecentesco quadro della Natività della Vergine, attribuito a Carlo Maratta.

Merita sicuramente una visita, per l'eleganza delle forme e la bellezza della decorazione, la duecentesca chiesa di San Francesco, la cui semplice nudità fa risaltare le fini sculture architettoniche che la adornano; nel Quattrocento fu annesso alla chiesa un convento con delizioso chiostro quadrangolare. All'interno si trova il monumento funebre di Gaspare II Naselli, attribuito ad Antonello Gagini, in cui il Naselli è rappresentato coricato sul fianco destro, con la testa poggiata sulla mano e la gamba sinistra sollevata, come di uno che stia sonnecchiando. Per la singolare posizione del conte e la semplicità e naturalezza delle forme, questo monumento esce fuori dai canoni tradizionali dell'arte sepolcrale funeraria e si colloca meritatamente fra i più bei monumenti funebri di Sicilia

La cinquecentesca chiesa dell'Annunziata, distrutta dal terremoto del 1693, fu completamente rifatta tra il 1772 e il 1793. Si presenta agli occhi del visitatore, al termine di una scalinata scenografica, con una bella facciata monumentale in stile barocco, attribuita al Vaccarini, e con la cupola neoclassica di Emanuele Girlando. L'interno, che è decorato con pregevoli stucchi, custodisce alcune belle opere: un Crocifisso ligneo attribuito a fra' Umile da Petralia, pitture di Salvatore Fiume, il fonte battesimale in marmo di Mario Rutelli, del 1912.

Il Castello dei Naselli, in posizione dominante, venne impiantato su una costruzione ottagonale d'età bizantina, che poi, forse nel Trecento, fu resa cilìndrica. Sono da notare i due portali con archi a sesto acuto di stile tardogotico e la loggia rinascimentale.

Di fronte al Castello è la chiesa di San Biagio, ricostruita nel Settecento, che conserva all'interno una pregiata tela di Santa Teresa, attribuita a Pietro Novelli, detto "il Monrealese".
by salvopiaz2002 | 2005-09-27 05:46